strumentimusicalidall'iran
Musicista

Strumenti


Gli strumenti musicali esposti nel museo di Roma fanno parte della collezione del Museo della Musica e degli Strumenti Musicali di Tehran, tra i 35 strumenti comprensivi delle differenti tipologie organologiche regionali e della musica "colta" erano presenti strumenti di pregio come il setar "Hashemì" e altri di particolare bellezza decorativa realizzata con i materiali più diversi: madreperla, osso di cammello, plastiche colorate, che mettevano in risalto la grande abilità dell'artigianato iraniano anche in questo ambito specifico. La selezione che viene riportata è qui limitata ad alcuni strumenti .

Un debito particolare al lavoro compiuto dall'organologo e musicologo Mohammad-Reza  Darvish che ha raccolto  nella “Encyclopaedya of the Musical Instruments of Iran” vol. 1 Chordophones in Regional Music , ed Mahoor,una ricerca durata decenni in tutte le regioni dell'Iran. Quest'opera è fondamentale per la conoscenza esaustiva dell'argomento e il pregio è nella precisione e ricchezza organologica dei temi che affronta .

Il " Mahoor Insitute of Culture and Art"  di Tehran è specializzato nella pubblicazione di testi sulla storia della musica e sull'organologia soprattutto persiano islamica . Pubblica un bollettino quadrimestrale e cd musicali.

Altri disegni sono relativi al testo "Setar Construction" di Nasser Shirazi, ed. Part Tehran.

TAR
tar azerbaijan





tar azerbaijan

Il tar che in lingua farsì significa corda, ha una cassa armonica in legno di gelso giuntata longitudinalmente e poi svuotata. Sulla parte superiore è incollata una sottile pergamena ricavata dallo stomaco del montone, dal feto della pecora o pelle di pesce, molto sensibile ai cambiamenti climatici e all'umidità, il ponticello è poggiato e le corde sono agganciate sul bordo della cassa. Attualmente è dotato di tre corde  doppie. La cassa dello strumento è caratterizzata da una geometria  senza bordi netti,  una forma organica dalla plasticità sfuggente definibile solo frontalmente: sostanzialmente due ovoidi compenetrati tagliati da un piano superiormente.





tar irani



La varietà di strumenti presenti sul territorio dell'Iran è simile a quella diffusa nell'area mediorientale fino ai confini con la Cina e l'India dove gli strumenti assumono forme diverse anche se appartenenti alle stesse classi organologiche. Il tar è invece strumento esclusivamente iraniano apparso in epoca recente agli inizi del XIX sec sproveniente probabilmente dal nord dell'Iran  dall'area dell'Azerbaijan a confine con la Russia.
Si distinguono due tipi di tar: azero o dell''Azerbaijan in cui la parte superiore e inferiore della cassa assumono nella congiunzione una forma puntuta (vedi immagine sopra), e il tar iranì in cui la cassa superiore è ovalizzata




      tar qajarzahra suonatrice qajarmusiciste qajar

Nel periodo del regno Qajar la musica riguadagnò prestigio e successo soprattutto alla corte di Nasereddin Shah (1848-1896): si ricreò un'élite di musicisti di corte, i quali sedevano al suo cospetto e lo accompagnavano in ogni occasione. Anche le donne erano valenti musiciste e molto apprezzate,  una delle figlie dello Shah, Zahra Khanoum Tadj es-Saltaneh (1883-1936) fu musicista e suonatrice di tar. Nell'ultima foto in basso, risalente allo staesso periodo, un gruppo di musicisti di fede bahai di Tehran. I bahai sono seguaci di una tradizione spirituale sorta in Persia nel XIX sec e tra i suoi scopi principali sono il perseguimento della pace universale, la piena parità di diritti tra uomo e donna e lo sviluppo della civiltà nell'equilibrio tra natura e tecnologia.
                                                     



Hossein Qoli






Hossein Qoli (m. 1925) insieme al fratello Mirzà Abdollah,  fu tra coloro che rinnovarono la musica tradizionale persiana nella tecnica e nella riorganizzazione melodica, furono allievi del padre, il mitico Ali Akbar (m. circa 1857) iniziatore della musica classica persiana.




Darvish Khan






Hossein Gholam (Darvish Khan)musicista e derviscio continuatore dell'opera di Hossein Qoli . Grande virtuoso dello strumento aggiunse una quarta corda per aumentarne la sonorità. Figura di spicco non solo per le sue doti di musicista ma anche per essere uomo sensibile e generoso, nacque a Tehran nel 1872 e mori nel 1926 mentre alla guida della sua carrozza a due cavalli venne investito da una macchina, una "Ford", una delle prime che allora iniziavano a circolare in Iran.




cello tar e piano





Grazie alla sua sonorità potente e cristallina il tar venne ben presto usato per la musica "leggera" in concerto con altri strumenti cosa che mai potrebbe avvenire con il "setar". L'apertura all'occidente portò a sperimentare le sue qualità timbriche  in complessi orchestrali con strumenti occidentali.  Nell'immagine sotto il gruppo dei tar è sulla destra

  
                 
orchestra




                       y              yaha laboratorio   

Il liutaio Yahya Khan (1876-1932) persiano-armeno di Isfahan fu costruttore raffinato di tar. I suoi strumenti sono molto ricercati per la qualità delle lavorazioni tanto da essere nominato lo "Stradivari d'Iran". Usava mettere a bagno il legno per i suoi strumenti nel fiume Zayandehrud, il fiume di Isfahan che scorreva non lontano dal suo laboratorio, poi lo lasciava asciugare per un anno circa in un vicino forno del pane. Il gelso usato per la cassa degli strumenti contiene arsenico e potrebbe essere stato la causa della sua morte.


SETAR
setar







Setar Hashemi

E' un liuto a manico lungo dalla piccola cassa, deve il suo nome alle sue tre (se) corde (tar). Attualmente le corde sono quattro in quanto nel XVII sec fu aggiunta una corda al basso che risulta raddoppiato. La sonorità è delicata e intima quasi ad esclusivo beneficio dell'esecutore. Il setar portato in mostra e qui rappresentato è stato costruito da Hashemi che ha intrapreso un lavoro di ricerca storico filologica sulle caratteristiche costruttive realizzando strumenti dalle sonorità eccellenti, che divennero punto di riferimento per strumenti di qualità.

setar metodo


"La particolarità del setar, cosi come gli altri liuticentroasiatici che appartengono alla sua famiglia, sta nell'esser pizzicato dal solo indice della mano destra, mentre altri liuti come i centroasiatico dotar (due corde) o come il tanbur kurdo vengono pizzicati da tutte le dita della mano destra." ( J. During)
Il disegno è tratto dal metodo per setar di Hosseyn Halizadeh, ed Mahoor , Tehran 2007.


                  ebadi               setar ebadi


 Un altro dei setar presenti era quello di Ahmad Ebadi  (1904-1993) che come dice During, può essere considerato il fondatore dello stile dolce e dell'individualismo: "..... si suona soli, quello che si vuole e come si vuole seguendo i percorsi modali classici, ma senza troppi problemi....." , il suo stile è tradizionale ma libero nella ricerca delle sonorità e dell'ispirazione.


atai e bianchini









Nel periodo della mostra si sono tenuti alcuni incontri sulla costruzione degli strumenti con il maestro Amir Atai di Tehran (a sinistra), qui con il curatore della mostra Antonio Bianchini. Il maestro costruttore anche di kemantche, ha illustrato il suo metodo costruttivo, le fasi costruttive e il trattamento dei materiali. Amir Atai vive e lavora a Tehran.


parti setar



KAMANTCHE

kemantche









Kamantche azero
 

Questo strumento ad arco è diffuso in tutto il mondo islamico assumendo caratteristiche proprie del territorio di riferimento. La quarta corda è stata aggiunta nel XX sec ma in alcune regioni ha ancora tre corde. Lo strumento ha un manico cilindrico che passa attraverso la cassa e finisce in un puntale sul quale ruota facilitando l'archeggiamento del musicista. Il ponticello è poggiato sulla pergamena incollata sui bordi della cassa.


   lorestan

Regione del Lorestan




k lorestan








Nella regione del Lorestan dove l'originaria popolazione nomade ha prodotto una civiltà del bronzo raffinata, il kamatche è lo strumento simbolo con il quale vengono eseguite musiche veloci e molto ritmate. La cassa è un unico pezzo troncoconico in legno di gelso o da frutto e il fondo è aperto.



Copyright  Antonio  Bianchini - 2014